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(pagine in costruzione)
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Annibale Bianco - La vita, gli affetti, gli
interessi
(18/01/1927 - 16/03/2004)
Annibale, é nato a Pico Farnese (FR) - paese natale del suo amico, poeta e
scrittore Tommaso Landolfi
- il 18 gennaio del 1927 da Michele Bianco e
Maria Spiriti. Terzo di 5 fratelli (Antoniuccio, Flora, Annibale, Vera e Arrigo)
Annibale é cresciuto in una famiglia contadina dell'Italia centrale, saldamente
ancorata alle tradizioni ed i valori essenziali della vita e fortemente dedita
al lavoro rurale, artigiano e della piccola imprenditoria a conduzione
familiare.
Il padre Michele, uomo forte, autoritario e buono, svolse fra l'altro
diversi mestieri (agricoltore, contadino, macellaio, droghiere, calzolaio,
ristoratore, commerciante di tessuti, ecc.) e non fece mai mancare niente ai
propri figli ne prima ne durante, ne dopo la guerra.
La madre Maria (detta Marietta) passò dall'infanzia contadina al
lavoro nei campi agricoli (senza poter andare a scuola) alla vita adulta
quando giovanissima, all'età di 16 anni, si unì in matrimonio al marito
che, tra l'altro si fece carico di insegnargli a leggere e a scrivere. Fu donna
saggia, coraggiosa e sempre pronta ad ogni tipo di lavoro, garante e "Capitana"
(come spesso chiamata dal marito Michele.) dell'unione familiare, in un Italia
devastata dalla Guerra, dal Fascismo e dalle truppe Tedesche e Naziste che
imperversavano nelle città e nelle campagne.
Annibale, ragazzo schietto e passionale, ribelle ai soprusi e
all'arroganza e talvolta irriverente con i potenti, dimostra sin da subito le sue propensioni per l'affermazione e la
difesa delle libertà individuali e collettive, che unite alle sue qualità
intellettive, indussero suo padre, nonostante le
difficoltà economiche, a mantenerlo agli studi
sia in collegio che, nel seguito, all'Università dove Annibale inizia a
seguire le facoltà di Medicina e Ingegneria in attesa di potersi
iscrivere ed intraprendere gli studi per la laurea in Scienze Politiche,
sua prima e grande passione (la facoltà era stata chiusa con l'avvento del
Fascismo e della Guerra).
Annibale é un ragazzo di spirito vivo, attivo e sempre pieno di iniziativa,
autocritica, umorismo e cordiale con tutti. Ama organizzare le cose con
entusiasmo che trasmette sempre a chi é con lui; si inventa spesso grandi scherzi per la collettività, orientati a mettere alla berlina
l'ipocrisia, il perbenismo e il conformismo dell'epoca.
Concilia sin da subito gli studi liceali con il suo ingresso in politica
attiva, impegno che lo porta ad essere un protagonista prezioso ma schivo nella
difesa dei diritti dei cittadini, nella cacciata della Monarchia e nella
costruzione della Costituzione e della Repubblica Italiana. Il suo
impegno politico e sociale é subito assiduo ed attivo nelle città ma
soprattutto "porta a porta" nei centri rurali dove Annibale si
sforza di far comprendere con parole semplici alla gente comune e di
campagna l'importanza e la ampiezza del concetto di democrazia, in un
Italia priva a quell'epoca di qualsiasi mezzo di comunicazione moderno.
Pur con tutti gli esami svolti presto, molti dei quali col massimo dei voti,
Annibale si trova a divergere nelle idee e nell'impostazione della sua tesi di
laurea con il relatore dell'epoca a tal punto che Annibale rifiuta di
discuterla e quindi di Laurearsi in Scienze Politiche, in segno di
protesta contro le imposizioni dettategli dal relatore.
Nel Partito Repubblicano Italiano (P.R.I.)
dal 1946 al 1965 é seguace, discepolo e amico del Senatore Giovanni Conti,
di Oliviero Zuccarini, Bruno Visentini, Agostino Grattarola ed altri, ispirati ai veri principi e ideali di Giuseppe Mazzini e
Carlo Cattaneo, Arcangelo Ghisleri, Calamandrei, Gaetano Salvemini, pensieri e
ideali fortemente democratici, seppur oggi assai poco
conosciuti, spesso distorti o strumentalizzati da più parti
Annibale é apprezzato come oratore in molti Congressi del P.R.I., seguito nei suoi
interventi anche da giovani di altre fedi politiche, poi
futuri protagonisti della
recente storia politica italiana (tra i quali ad esempio: Alberto Ronchey, Marco
Pannella, Spadolini, Granelli e molti altri), che trassero da lui spunti, ispirazioni
culturali e insegnamenti per idee democratiche e programmi di lavoro.
Si iscrive al P.R.I. nel 1945, é membro della Direzione e dell'Esecutivo
della Unione Romana del P.R.I., viene nominato Segretario Nazionale della F.G.R.I. (Federazione Giovanile
Repubblicana).
Autore di proposte e programmi politici nella corrente più
progressista della allora forte presenza Repubblicana nella politica italiana,
é assiduo scrittore, fondatore, redattore e direttore di riviste di
educazione politica e
di opinione (La Voce Repubblicana, Gioventù Libera,
ecc.).
Nel 1965 dopo aver parlato per l'ultima volta al Congresso del P.R.I., lascia il Partito Repubblicano Italiano, insieme a
molti altri e strappando la tessera perché disamorato dalla famosa ed ingloriosa
svolta del P.R.I. voluta
da altre correnti interne e perché
impossibilitato a conciliare l'impegno politico con il lavoro nel frattempo
giunto e con imprevisti problemi familiari.
Dovette, volle e riuscì sempre a conciliare con grande senso di
responsabilità e dedizione gli impegni lavorativi e le connesse
responsabilità crescenti, con gli oneri familiari a cui fu oltremisura
costretto a sobbarcarsi, per accudire spesso il suo unico figlio nato nel 1957
ed a gestire le complicazioni dovute a problemi di salute della sua prima e unica
moglie. Nel Banco Roma dal 1954 al
1989 entra difatti come semplice impiegato e poi, via via, si fa sempre più apprezzare
e stimare da tutti i suoi Capi e dai collaboratori e anche dai suoi nemici per la
sua onestà professionale ed impegno profondo nella valorizzazione degli
individui e delle attitudini personali dei lavoratori. Assume numerosi incarichi di responsabilità (Direttore Affari Generali con deleghe
alla Logistica, alla Sicurezza Fisica, ecc.) e diventa Condirettore Centrale e
Capo del Personale in più
parti d'Italia (Sede Centrale di Roma, Filiale di Milano, Filiale di Genova,
Filiale di Bologna e Italia Centrale,..) Annibale é un Capo in Azienda "sui
generis", dalla parte dei lavoratori e in lotta con i padroni per
difenderne i diritti con grande, correttezza, competenza e professionalità. In quegli anni
é
protagonista delle prime innovazioni dei processi e dei primi veri
progetti di automazione informatica bancaria
italiana del dopoguerra (i primi Centri Elettronici computerizzati) del Banco
Roma, proprio per questo allora abbastanza all'avanguardia nel panorama italiano dei servizi
finanziari al cittadino. Questa sua propensione
ed attenzione per le risorse umane, unita alla capacità di
"fotografare" le caratteristiche umane e professionali del singolo
individuo in pochissimo tempo e da pochissimi e sintetici riscontri gli valgono
il soprannome affettuoso di "Polaroid"
che gli viene attribuito dai circa 3500 dipendenti e i suoi collaboratori della
Filiale di Bologna del Banco Roma nel 1979. Annibale, tuttavia, rimane
fedele sempre ai suoi ideali, non vuole piegarsi ed asservirsi ad
alcune imposizioni poco ortodosse richiestegli da alcuni personaggi che
gestivano il potere economico di allora e, poco prima dell'incorporazione del Banco Roma all'interno della Cassa di Risparmio di Roma
e del Banco di S. Spirito (da
cui nacque la Banca di Roma di oggi) rinuncia a proseguire la propria carriera
professionale per rimanere integro nei suoi principi di onestà e rettitudine
morale, umana e professionale che hanno sempre contraddistinto i suoi
comportamenti pubblici e privati durante la sua
esistenza terrena. Rimane in Banca ancora per alcuni anni a Roma, si occupa
maggiormente degli affetti; inizia uno splendido rapporto di affetto con un pastore
tedesco stupendo, Wally, a cui dedica sempre più gran parte della
giornata ed a cui spesso sacrifica anche se stesso, talvolta, per non privarsi
della sua compagnia. Lascia infine la Banca di Roma, il suo primo ed unico lavoro
dipendente, diventa un pensionato sempre attivissimo e impegnato in ogni
cosa, coltivando alcuni interessi trascurati e continuando a lottare per i suoi
cari in ogni circostanza. ( . . . CONTINUA . . . ) ....
Muore a Roma il 16 marzo del 2004 alle 17:10 all'età di 77 anni, soffrendo,
anche se per poco tempo, ma soffrendo, e lascia gli affetti più cari in
un immenso dolore e, per sempre, in un profondo incolmabile vuoto. (suo figlio)
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